giovedì 24 maggio 2018

RACCONTI DEL TORNEO (1) - Gli ingredienti essenziali

Testi originariamente pubblicati sulle varie edizioni del foglietto informativo 2017.

1. Le origini & Cesare
Il torneo di Binzago nacque nel 1994 dall'idea di trasformare in qualcosa di più organizzato e competitivo le partitelle estive fra ragazzi e ragazze dell'oratorio di via Manzoni. Quando nell'autunno 1996 un incidente stradale portò via uno di loro, Cesare Mauri, i suoi amici decisero di dedicare le future edizioni del torneo alla sua memoria, a partire quindi dal 1997.
Dai pochi documenti scritti che sono rimasti dei primi anni, sappiamo che nel 1998 c'erano solo 8 squadre, nel '99 erano diventate 10, nel 2001 già 12. Crescita di numero e di qualità, con l'arrivo di giocatori e giocatrici “di categoria”. Molto è cambiato da allora, ma il torneo, 20 anni dopo la prima volta, è sempre nel nome di Cesare. In suo onore si osserva un minuto di silenzio, alla presenza di suoi familiari, prima della gara inaugurale e della finalissima.


Un minuto di silenzio per Cesare Mauri

2. Binzago
Si può immaginare il Memorial Mauri senza Binzago? Non intendiamo solo l'oratorio che è la sua sede, ma l'intero paese. Fra i suoi 6500 abitanti l'orgoglio dell'identità e dell'appartenenza è forte: vietato dire che è una “frazione di Cesano Maderno”, è Binzago e basta. Fino al 1869 era un Comune indipendente: l’unificazione non è stata ancora digerita del tutto... Il tipico binzaghese è abile nei lavori manuali, molto convinto delle proprie idee, a volte un po' infiammabile ma sempre pronto a collaborare per progetti comuni. L'abitazione più diffusa è a 2 o 3 piani, spesso con un piccolo giardino o cortile. La densità è alta, gli spazi vuoti pochissimi. Luoghi notevoli: la chiesa parrocchiale dedicata alla Beata Vergine Immacolata, la piazza centrale, il ponte sul fiume Seveso, il monumento ai caduti, il santuario di S. Maria alla Frasca. La superstrada segna il confine a est.

3. Gli anni del “boom”
Il ritornello “non m'importa di vincere il torneo, siamo qui per divertirci” è un classico del Memorial Mauri dalle origini a oggi... Ma, giusto per divertirsi di più, dopo qualche anno dalle prime edizioni, molti iniziano a portare “l'amico forte” che gioca in qualche categoria superiore. E dato che uno tira l'altro, già verso la fine degli anni '90 Binzago diventa un signor torneo dal punto di vista tecnico. Ma il periodo della vera esplosione è fra il 2001 e il 2006, quando si completa l'allargamento a 15 squadre e arrivano nuove potenze come il Dark Side (poi Pizza Express), il Cachuccho dello Zio e gli Amici del Piazz a battagliare con le “big” già consolidate. Se prima era sufficiente portare due o tre elementi di C regionale per vincere, ora servono quelli dei campionati nazionali e non è detto che bastino... L'esplosione coinvolge anche il lato femminile del torneo: sbarcano stelle di A1, Maiorano una delle prime, ma anche le sorelle Micovic e tante altre. Più di così non si poteva crescere, se non portando i professionisti di serie A, ma l'organizzazione decide, nel 2007, di mettere un paletto, fissando alla B il massimo di categoria per i partecipanti uomini.

4. Dietro le quinte: gli organizzatori
Dal 2006 l'organizzazione del Memorial Mauri è in mano alla Polisportiva Oratorio Binzago (POB). Fu subito presa la decisione, coraggiosa ma di successo, di allargare il torneo a 15 squadre e 3 settimane di durata. La preparazione dell’evento inizia subito dopo Pasqua. Viene mandata un'e-mail alle 15 squadre per invitarle alla nuova edizione. Scattano poi i contatti con gli sponsor: anche negli anni di crisi economica, il loro contributo non è mancato. Con l'avvicinarsi del torneo s'intensifica l'attività: far realizzare divise, locandine, coppe e altri premi; allestire il campo all'aperto; elaborare un calendario equo sul piano agonistico ma anche adattato alle richieste delle squadre su date e orari; gestire la comunicazione (sito, pagina Facebook, foglietto informativo...); accordarsi con il “Luglio Binzaghese” per la cucina, con l’Uisp per gli arbitraggi, con l’oratorio per le date. Eccetera.
Poi ci sono gli imprevisti: squadre da rimpiazzare a pochi giorni dalla chiusura delle iscrizioni (due nel 2016, per citare un caso recente); giocatrici che non si trovano; l'illuminazione da sistemare... Ma quanto è bello, poi, quando a fine torneo gli organizzatori si ritrovano alla loro tavolata per festeggiare una nuova edizione riuscita?

5. La pioggia & la palestra
All'agricoltura la pioggia d'estate fa bene, al torneo un po' meno, perché all’aperto, nonostante gli insetti, si sta meglio, anche se dal 2009, quando fu inaugurata la palestra in oratorio, è tutta un'altra storia rispetto a prima. Una volta, infatti, la “succursale” era una palestrina in via S. Marco, per niente vicina: metà del pubblico non si spostava e un'altra buona parte si smarriva per strada, compreso qualche giocatore, che costringeva i compagni a spedizioni di soccorso (ben pochi avevano il navigatore, ai tempi). Potevano persino decidersi partite per colpa di elementi di spicco dispersi e non più pervenuti.
Nel 2008 si rischiò grosso il giorno delle finali, ma le nuvole nerissime furono spazzate via dal vento: si disse che era stato Cesare Mauri da lassù... Solo una volta si è dovuta giocare la finale al coperto (2011) e solo una (quest'anno, 2017!) si è partiti al chiuso; all'opposto due volte (2003 e '10) non è mai piovuto. L'edizione più bersagliata fu il 2014: metà delle partite in palestra e un freddo autunnale, col pubblico in maglione per la finalissima.

6. La cucina & le tavolate
Chi viene al Memorial Mauri lo fa per il basket, ma anche per il piacere di stare insieme. È nello spirito del torneo fin dalle prime edizioni tra ragazzi dell'oratorio. Il perfetto collante di tutto è la gastronomia del “Luglio Binzaghese”, con il suo staff che riesce ogni anno a perfezionare il già ottimo, e le sue tavolate sotto la tettoia inaugurata una quindicina d'anni fa. Specialità come i pizzoccheri, la salamella, il fritto misto di pesce (con qualche sano alcolico a favorire l'allegria), sono miti di Binzago tanto quanto i protagonisti del rettangolo di gioco. Fin dall'esterno del cancello, quando si avvista il fumo della cucina che sale verso i tetti delle case intorno e si respira poi l'odore inconfondibile della carne grigliata, si entra nell'atmosfera del torneo. E le tavolate, punto d'incontro fra giocatori, abitanti del paese, spettatori di ogni provenienza, “addetti ai lavori” del basket regionale (in tempi di vacche più grasse per le serie minori, una decina d'anni fa, fioccavano le trattative di mercato), hanno da sempre favorito amicizie e legami che, ci fa piacere ricordarlo, sono a volte diventati unioni durature, con successivi matrimoni, figli e quant'altro.


Arcobaleno sul campo durante l'edizione 2016

7. Il campo all'aperto e le sue particolarità
Il tempio del Memorial Mauri è il suo campo all'aperto. Le tribunette sul lato opposto alle panchine, le panche e le sedie dietro il canestro dalla parte delle tavolate, da cui proviene un rumore di fondo che si mescola con la voce dello speaker; gli insetti; i riflettori che in alcune zone illuminano poco e in altre abbagliano... L'asfalto “abrasivo” che non fa sconti ai giocatori che ruzzolano per terra; il rumore caratteristico dei tabelloni, dotati di buona capacità di assorbimento e quindi amici dei giocatori, anche se i ferri ogni tanto sputano tiri che sembravano dentro. E soprattutto le dimensioni “bonsai”, che creano un basket tutto particolare: in contropiede ci si beve il campo in un attimo, la linea dei 3 punti è rimasta alla vecchia distanza corta dei 6 metri e 25. In compenso si sta “strettini”, nonostante le ragazze occupino meno spazio dei maschi, e col buio chi non è abituato fatica a prendere le misure al tiro. Ma il vero segreto è che i due canestri non sono alla stessa altezza: quello con dietro il muro è più basso, quanto basta per modificare spesso le percentuali al tiro delle squadre fra un tempo e l'altro...
(Aggiornamento giugno 2018: il canestro dalla parte verso la tettoia è stato misurato a 301 cm, quello dalla parte del muro 297).

8. L'importanza delle donne
Avere ragazze forti, ovviamente, è un bel vantaggio in un torneo misto... anche se non è sempre vero che vince chi ha le migliori. Conta avere l'equilibrio ideale fra le due componenti, a prescindere da quanti palloni i “boys” concedano alle “girls”, specie nelle partite più importanti. Certo però, da una dozzina d'anni, il livello femminile del Memorial Mauri è salito molto, con la presenza abituale di 2 o 3 giocatrici di A1 per edizione (il record fu nel 2011 con 5), una decina di A2 e tante di B. E una donna, Masha Maiorano, ha segnato più punti di chiunque altro, uomini compresi.
I Black Sheep sono stati ben 9 volte la squadra più “femminista”, cioè quella con la maggior percentuale di punti realizzati dalle donne sul totale: in 4 occasioni, addirittura, la loro “quota rosa” ha superato il 50% (nel 2012 addirittura il 62%). La Gnocca Fritta e Affettati ha stabilito nel 2014 il record di punti-donne in una partita, con 64. Nel complesso la media del torneo, nelle ultime edizioni, viaggia intorno al 30%, cioè ogni 10 punti circa 3 sono realizzati dalle ragazze.

9. I colori di maglia: il verde va forte
Le divise delle 15 squadre, con il loro campionario di tinte diverse (da quelle più classiche a quelle più strampalate che a volte il fornitore di turno deve inventarsi), sono uno dei piaceri estetici del torneo. Dato che i colori ruotano fra le varie squadre di anno in anno, se partecipi per una decina di edizioni puoi collezionare quasi l'intera gamma... a meno che tu non sia dei Black Sheep, che per via del nome vestono sempre di nero. Ma quali sono le tinte che portano più fortuna? Ultimamente va forte il verde: da 3 anni la squadra campione ha quel colore, anche se nel '14 (Gnocca Fritta e Affettati) e '15 (Non Riusciamo a Stare Senza) si trattava di un verde chiaro mentre nel '16 i Fuskugnaskamukula indossavano un verdone prato. Anche il blu porta bene, soprattutto quello scuro, che ha vinto due volte di fila (2010 e '11) ed è giunto due volte secondo ('13 e '15). Ma meglio di tutti ha fatto il rosso, che è arrivato ben 8 volte in finale, anche se ne ha vinte solo 2 e perse ben 6, di cui 5 di fila fra il 2004 e l'08: evidentemente quel colore tende a esaurire il suo influsso positivo in semifinale...



10. Arbitraggi, polemiche e difficoltà
Al Memorial Mauri non c'è l'agonismo esasperato di altri tornei. Ma, com'è logico, non mancano contestazioni all'operato arbitrale, che a volte proseguono anche nella zona dei tavoli... Mai però come nel 2003, quando le direzioni di gara finirono più volte nel mirino: il culmine nella finale, in cui il grande Stefano Leva (play che giocò anche in A2) fu tartassato da 2 falli tecnici e uscì per un 5° fallo forse inesistente, col pubblico inferocito.
Così, dall'edizione dopo, gli organizzatori si rivolsero all'Uisp (Unione Italiana Sport per Tutti), che da allora (siamo al 14° anno) è sempre stato confermato nella gestione degli arbitraggi. Dal 2012 è stata introdotta la doppia direzione in tutte le partite: una garanzia in più, anche se il basket particolare del Memorial Mauri resta difficile da arbitrare. Gli uomini giocano (e commettono falli) in un modo, le donne in un altro; i ritmi vorticosi e gli spazi stretti del campo all’aperto moltiplicano i contatti “al limite”; e a differenza del basket di alto livello, qui non c'è a disposizione il replay tv in situazioni dubbie, com’è successo nella semifinale del 2015 tra Cachuccho e Amici del Piazz, decisa da un fallo guadagnato da Solaini a tempo forse scaduto...


Federico Ioppolo, arbitro storico e negli ultimi anni anche designatore, con Alessandra Bosio, la prima a partecipare al torneo sia come giocatrice sia come direttrice di gara

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